sabato 8 dicembre 2012

XTC


Nel regno dei cieli
crocifiggimi, colpo alle tempie,
le mie mani trafitte,
ricolmo di tutti i peccati del mondo,
ubriaco, drogato e percosso,
crocifiggimi ma non mi arrendo.

Inferno e paradiso,
santuario dei miei peccati,
le tue mani rivolte verso l’alto,
ti sento mentre ti guardo,
lo sento mentre mi guardi,
i tuoi occhi fissi su di me,
ecstasy di un sentimento.

Ed è come volare su questa terra,
lasciando questo mondo per un attimo solo,
anima in cerca di una verità mai ammessa,
chiudendo i miei occhi e perdendomi nei tuoi,
lasciandomi dietro gli amori di una vita,
la mia vita come via per una sinfonia,
semplicemente lo spazio intergalattico.

Ed è un piacere sentirti,
come un tamburo che dentro rimbomba
sempre più forte, un colpo dopo l’altro
sempre più forte, il cuore che batte,
una campana lontana, un tuono che esplode,
un’onda d’oceano mi bagna, l’urlo del vento
ed io rido, occhi aperti, felice ora rido
perché sto volando vivendo
la tua ecstasy di un sentimento.

Non ci sono perché, non ci sono dubbi,
non ci sono realtà, non ci sono verità,
non c’è nulla e per questo è tutto,
per questo vivo e non ho paura,
per questo giù per il burrone non ho paura,
tempio del delirio e del benessere,
completa serenità del mio essere,
totale rivoluzione del pensiero,
vivo oggi e cosi sarà anche per sempre.

martedì 20 novembre 2012

Un momento nella vita

La vita è un momento, lentissimo, lunghissimo, mai perduto.
La vita è un attimo al rallentatore dove vedo passato, presente e futuro, credendo di capire, senza capire, illudendomi di capire.

La vita mi porta, mi riporta, mi confonde e non dà tregua.
Un giorno in bicicletta per la strada, freddo e nebbia,
ti penso e per questo vivo, un pensiero, il ricordo del tuo corpo,
la tua mano sul mio petto, la tua barba nera sulla mia.

Sorrido, tutti i sorrisi di un’esistenza raccolti insieme
per contemplare la completezza di una vita e sorge il sole
mentre quasi mi distacco dal mondo intero quasi
non vedendo cosa sto vedendo e non sentendo quello che sto sentendo.

Totale, assoluta pienezza del mio essere, sto vivendo,
sento il sangue pulsare con la tua mano sulla mia nuca
e non ne ho abbastanza desideroso di vedere oltre,
di andare oltre quel cantiere di una cantina in costruzione.

La vita è un edificio, mattone cemento e polvere,
e per un istante non ci siamo per nessuno,
per un minuto siamo soli al mondo senza bisogno di capire,
di tradurre, di analizzare, siamo soli godendo quel momento
che è la vita, un momento lunghissimo, mai perduto.

Una vita in costruzione, giorno dopo giorno,
mattone sul mattone, momento dopo momento,
senza troppe domande, senza cercare risposte che
non possiamo dare o vogliamo dare, siamo soli in quel momento
un momento lunghissimo, mai perduto, nella vita.

martedì 30 ottobre 2012

Risurrezione


Risurrezione in un momento di totale distruzione,
sto in piedi, guardo e fumo, qualcuno mi sfiora
qualcun’altro mi tocca, non guardo, non penso,
sto immobile godendomi quest’attimo di solitudine,
non parlo e aspetto, godendomi questo mio ruolo
che mi sono dato, tutto per me, tutto da solo.

Non capisco, non voglio capire, non voglio pensare,
non penso e sono tranquillo, mi accendo un’altra sigaretta,
aspetto non so chi o che cosa, aspetto mentre vivo
attorno a queste ombre che girano in tondo.
Poi ti vedo e sorrido, ti aspetto mentre non mi muovo.

Rinascimento di un sentimento.

Il tuo odore mi avvolge, ti bacio, mi stringi,
è bello rivederti, guardarti, riaverti tra le mie braccia,
risoluzione dei miei desideri, aspirazione dei miei sogni
ed ora per un’ora desiderio di carne mi ripiego,
desidero possessione, compravendita di sensazioni per
un manierismo finalmente in estinzione
immerso in una totale rivoluzione dei miei peccati,
assoluzione di una mia doppia penetrazione.

Sto vivendo.

domenica 21 ottobre 2012

L'odore del sesso


I tuoi occhi, i miei sguardi, la tua pelle,
il tuo odore sulla mia pelle, le tue mani,
le mie mani, le tue labbra sulle mie.

Chiudi la porta, soli tu ed io,
nudi i nostri corpi,
mi immergo nel tuo sudore,
le tue ascelle senza pudore
i nostri corpi mescolati,
avvinghiati, ti respiro,
potrei dare un nome
al colore del tuo sudore,
l’odore del tuo furore,
l’odore del tuo sudore
il tuo sesso superiore senza colore.

Per un attimo ci fermiamo.
Un attimo…

I nostri corpi sempre vicini
non riescono  a staccarsi,
seguono volontà senza comando
ormai irrefrenabili,
il desiderio di averti,
di sentirmi immerso nella tua pelle.

In questo attimo mi guardi, ti guardo,
ti respiro, ti sorrido, mi sorridi,
i nostri occhi, avvicini le tue labbra
ed io sono pronto a perdermi di nuovo
seguendo ogni tuo desiderio,
ogni tuo cenno, assetato
ti stringo il tuo piacere è il mio piacere,
i tuoi muscoli del corpo,
contro il muro il tuo membro contro il mio.

Il sapore del tuo sudore,
bruciore e ardore,
l’odore del tuo amore,
per ore stupratore, senza pudore,
l’odore del tuo sudore,
l’odore del tuo sesso.


sabato 13 ottobre 2012

Ancora Lola

Riflessioni


Impressioni stese su un piatto freddo,
un calore che pian piano mi riscalda,
chi sono queste persone che intorno mi stanno,
occhi che mi guardano, scrutano, si chiedono.

Un bicchiere di vino, un sorriso ed uno sguardo,
la terra ancora umida sotto le scarpe,
una manciata di terra in un fosso dove una vita è terminata
per poi ricominciarne un’altra, impressioni senza stile.

Cos’è la vita in fondo, me lo chiedo e me lo ripeto,
cos’è la vita se non un mondo di momenti inconclusi,
chiudi una porta per aprirne un’altra,
il treno che ci aspetta, un aereo in decollo,
un funerale e un matrimonio, non ci fermiamo mai,
non ci possiamo mai fermare, perché ricominciare?

Canti, non canto, credi, non credo, baci, ti bacio.
Come se scavassi in me e pian piano trovassi
una dopo l’altra le risposte, davvero non è poi cosi complicato.

Ti vedo, ti sfoglio, ti leggo e come sempre non mi fermo,
siamo vivi, senza significato in questo mondo
in cerca di un senso e di un paradiso;
braccia verso l’alto sudo e ti guardo
in un momento di estasi mi sembra di capire,
un’impressione dopo l’altra come un brivido sulla pelle
consapevole di un’esistenza assolutamente irripetibile.

domenica 15 luglio 2012

Catrame


La mia gioia in un cassetto,
squame di pesce su un confetto,
il tempo invecchia come un fulmine
in corsa per un appuntamento.

Tu mi guardi ed io non parlo,
la tua confusione, la mia illusione,
il tuo piacere, il mio dolore.

Catrame di un amore,
immenso desiderio di dirti per paura
di non dire, non sentire,
il mio mondo in bilico su un burrone.

Tu mi guardi e chiedi: "perché ridi?"
non rispondo, senza motivo non respiro,
chiudo gli occhi e non dormo,
ti mordo e sogno…

La partita di pallavolo


La partita di pallavolo.

Le due squadre siamo noi,
ogni giorno è una sfida,
ogni sfida è un nuovo giorno.

La palla rimbalza sulla rete,
non farla mai cadere,
non fermarti mai,
non stancarti mai.

Corri, salta, sorridi, corri e salta, non stancarti mai.

Una relazione è come una partita di pallavolo,
il matrimonio come una maratona, si corre sempre,
non ci si ferma mai, non puoi fermarti mai.
Puoi rallentare ma non ti puoi mai fermare.
Se ti fermi, è finita.

La partita di pallavolo,
non stancarti mai,
corri, salta, sorridi e salta…

mercoledì 27 giugno 2012

Germania-Danimarca


La partita di calcio
e noi in bicicletta
per le strade vuote,
desolate, silenziose.
Bars e ristoranti pieni di gente
ipnotizzati di fronte agli schermi
e noi senza fiato, rumore, respiro;
godiamo quest'attimo di pura
semplicità, follia, padroni di una città,
per un'ora, andiamo piano senza  parlare,
pace dei sensi, impressioni rubate…

illusione di essere soli.

Il mare lontano


Il mare lontano,
non ti posso guardare,
non ti posso toccare,
quando ti vedo il passato rimbalza,
blu, verde e trasparente,
blu, verde e blu scuro,
mi rivedo d’estate, spiaggia tra le mani,
acqua fresca e immensa mi purifica la mente.
Un’auto in corsa,
odore di mare sulla pelle,
sale sulla mia pelle bruciata,
odore di steppa bruciata,
un abbaiare di gabbiani
e noi per un attimo senza tempo.

lunedì 28 maggio 2012

Trecento


Cinque minuti per dirti ciò che non sento,
e anche se lo sento non è poi cosi importante.

Trecento secondi per capire un’esistenza,
vederla dall’inizio alla fine in un’evoluzione
quasi stroboscopica di immagini illogiche
secondo un pensiero del tutto logico.

Cinque minuti in cinque anni per cinquant’anni
e siamo ancora qui, lo saremo sempre,
nessuno ci manderà o caccerà via
perché ce lo meritiamo, è la nostra vita.

Poche righe, senza frasi fatte,
queste parole scritte in trecento secondi
del mio tempo per fartele leggere in cinque minuti,
cinque minuti del tuo tempo.

Cinque minuti per dirti ciò che sento
e lo sai che se lo sento è davvero cosi importante.

venerdì 11 maggio 2012

La bambina dai capelli rossi


C’era una volta una bambina dai capelli rossi,
occhi blu come il mare, lentiggini sul naso,
con un sorriso sincero curiosa cercava nuovi amici,
non era timida, quasi in modo innocente lo sguardo ti volgeva.

La bambina dai capelli rossi era spesso sola,
povera creatura, nessuno la voleva, nessuno l’ascoltava,
nessuno le voleva star vicino, abbandonata
parlava da sola, certe volte quasi in modo incomprensibile.

La bambina dai capelli rossi, magra con questi occhi grandi,
girava per il cortile come un fantasma, sola,
senza nessuno intorno e recitava una poesia scritta il giorno prima.

“In silenzio,
 non ti girare in silenzio
 la tua confusione, la mia illusione,
 non andare via.
 Non é facile che tu piaccia alla gente
 finche’ non vedi,
 non vedi il fiume che gira l’angolo,
 non andare via in silenzio,
 non ti girare.”

Continuava anche dopo aver preso la rincorsa e spaccandosi
la fronte contro il muro del cortile col sangue che le colava
dalla radice dei capelli rossi, cosi continuava.


“sono nuda,
 sono sorda,
 sono stupida,
 sono sporca,
 sono ubriaca
 sono una stronza.”


Consapevolemente la bambina dai capelli rossi, occhi blu come il mare, sapeva chi o cosa fosse veramente.

La bambina dai capelli rossi, dietro questo suo sguardo innocente e puro, non era nient’altro che una stronza e per questo veniva chiamata da tutti ‘la stronza’, compresi i suoi poveri genitori che avevano una stronza per figlia.

Oltrettutto ‘la stronza’ era anche un po’ deficiente, povera creatura,
sorda e girava mezza nuda alternando momenti di acuta frigidità a momenti di pura follia, cercando in tutti modi di essere sverginata da compagni e professori.

‘La stronza’ girava sola, completamente folle, egoista, schizofrenica, malata, abbandonata, non amata, presa a calci, esasperata, ubriaca con una pistola in una mano ed una bottiglia di Imperia aperta nell’altra.

Aveva il vestito ricoperto di sangue e ripeteva:
 “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!”

Il patrigno era accasciato sul corpo esangue della mamma, due colpi alle tempie mentre dormivano; quasi per gioco, voleva provare la pistola trovata nel cassetto dopo che lo zio l’aveva fatta ubriacare di vodka e vino cosí quasi per gioco. Lo zio giaceva per terra, un colpo secco tra le gambe, evirato, senza forze, stava morendo. 
Morí poche ore dopo.

La bimba dai capelli rossi, ‘la stronza’ aveva raggiunto la scuola, con la pistola e la bottiglia di Imperia. Un sorso pieno di vodka e incominciò a sparare, colpendo con precisione un compagno dopo l’altro, un bambino dopo l’altro, un proiettole in fronte dopo l’altro. Dieci, venti, trenta, quaranta bambini uccisi, decimati e la bimba non si poteva fermare, continuava a sparare. Cinquanta, sessanta, settanta bambini e tra gli spari chi urlava, chi chiamava la polizia, chi chiamava la televisione.

La notizia fece scalpore:


‘la stronza’ é impazzita,
‘la stronza’ fa furore,
‘la stronza’ é la notizia,
‘la stronza’ é una superstar.


‘La stronza’ era su tutti i giornali, dava interviste con la pistola in mano. C’era chi le regalava una nuova pistola per farsi un po’ di pubblicità; chi le regalava bottiglie di vodka, chi le dava cocaina, chi le dava da fumare. C’era anche chi voleva farla finita con la vita e tranquillamente in ginocchio aspettava che la bimba coi capelli rossi passasse per quel quartiere. E ‘la stronza’ li decimava, ridendo a squarcia gola, un colpo tra gli occhi e via mentre col sangue che ovunuqe sprizzava, dava autografi ai bambini rimasti orfani. ‘La stronza’ era una star!

La bambina dai capelli rossi, povera creatura, decise che era tempo di cambiare. Per questo decise di frequentare un corso per diventare intelligente siccome era fin troppo deficiente. Decise di tagliarsi i capelli rossi a zero, la bimba testa rapata, occhi blu come il mare, orfana, con un AK-47 in una mano ed una bibbia strappata nell’altra, decise di diventare missionaria.

‘La missionaria’, ex-bambina dai capelli rossi, lentiggi sul naso, occhi blu, ex-stronza dopo aver trascorso alcuni mesi in Africa e aver sterminato alcuni villaggi era diventata una star di fama mondiale. Tutti la volevano, tutti impazzivano per lei; incominciò pure a cantare. C’era la bambola ‘la stronza’ con una mini-mitragliatrice e una mini-bottiglia di vodka. Nacque una nuova vodka chiamata appunto ‘la stronza’. I bambini di tutto il mondo cominciarono a imitarla rasandosi la testa, bevendo vodka mattina, pomeriggio e sera, sparando a scuola, uccidendo i loro genitori, nonni, famiglie intere. Psicologi cominciarono a studiare questo nuovo fenomeno.
Tutti pazzi, pazzi per lei.

Poi un giorno, all’improvviso si fermò e sorrise. Nessuno capiva cosa fosse successo, perche’ si fosse fermata, perché non avesse continuato a sparare, a bere, a raparsi i capelli. Si fermò in piedi e sorrise. Qualcuno timido le chiese se stava bene. Era la prima volta che qualcuno le chiedesse qualcosa. Mai nessuno aveva avuto il coraggio di rivolgerle una parola. La bimba, timida, povera creatura, ripulendosi il viso dal sangue, rispose che aveva ricevuto un biglietto di invito a cui mai, mai, mai avrebbe potuto mancare e per questo si doveva lavare e ritornare la bambina di sempre, la bambina dai capelli rossi: Papa Benedetto XVI l’aveva invitata ad una udienza personale.
La bimba sorrise.

Arrivò il giorno dell‘incontro. Tutto il mondo voleva assistere a questo momento, era l’evento del secolo, del millennio. Tutte le le televisioni del mondo in tutte le lingue volevano essere presenti in diretta, dal vivo, nessuno poteva mancare.

“La bimba dai capelli rossi incontra Papa Benedetto XVI.”

Che emozione! Due stars si incontravano al Vaticano. La gente era completamente impazzita, non si parlava d’altro. Addirittura i bambini decisero di non uccidere più i loro genitori, di non bere più, di andare a scuola.

La bimba si fece ricrescere i capelli rossi e cosí tutti al mondo si fecero tingere i capelli di rosso. Per l’evento la bambina si fece fare un vestito tutto rosso con diamanti rossi ed una croce di pietre preziose tutta rossa da fare invidia anche al Papa, tacchi a spillo e un nuovo AK-47 anch’esso tutto rosso.

Per l’evento in tutte le piazze del mondo furono costruiti mega schermi giganti cosí che tutti potessero assistere all’incontro. Furono invitati tutti i presidenti di tutte le nazioni, tutti proprio tutti volevano assistere a quel momento. Roma fu invasa da turisti, milioni e  miloni, la città era completamente intasata, i centralini impazziti, hotels strapieni, la gente che dormiva pure per strada.

E finalmente giunse il giorno, il giorno dell’evento.

La bambina dai capelli rossi, occhi blu come il mare, lentiggini sul naso, arrivò a piedi, senza neanche un bodyguard, senza una limousine; lei sola col suo vestito rosso e il suo AK-47.

A piedi con calma giunse a Piazza S.Pietro. La gente applaudiva, piangeva, urlava ‘la stronza’, beveva vodka, sparava.

Giunta al centro della piazza si aprirono monumentalmente le porte di S.Pietro e da meritata star uscí il Papa protetto dai sui bodyguards.

Silenzio. Tutto il mondo era in silenzio, non parlava nessuno, nemmeno i cronisti alla radio, alla televisione. Nessuno era in grado di esprimere quello che stava accadendo; anche se consapevoli dell’evento erano tutti increduli all’avvenimento che si presentava ai loro occhi.

La bambina dai capelli rossi e il Papa si avvicinavano.

Il papa quasi commosso con un cenno allontanò i suoi bodyguards e poi quasi per sbaglio o quasi per amore si buttò in ginocchio davanti alla povera creatura. Non si capiva bene se si fosse inginocchiato perché emozionato o forse perché avendo visto la croce di pietre preziose tutta rossa molto più bella e più costosa della sua, forse gliela voleva strappare dal collo. Di certo il Papa si ritrovo’ buttato in ginocchio di fronte alla bambina.

Il Papa e la bambina su tutti gli schermi nel mondo.

La bambina gli sorrise, di scatto prese il suo AK-47, lo puntò sulla fronte del Papa, esattamente tra i suoi occhi stanchi e sorpresi, e con un colpo di grilletto, diede fuoco.
Un colpo, solo e deciso, e il Papa si accasciò a terra morto sul colpo.

Papa Benedetto XVI é morto!

Due, tre secondi di silenzio, il mondo incredulo all’evento e poi un boato, un applauso isterico, la gente impazzita. In Piazza San Pietro, in tutte le piazze del mondo la gente gioiosa, felice, urli di gioia, urli di felicità, bambini orfani, fratelli, sorelle, uomini e donne in lacrime che saltando si scambiavano il segno di pace…
…preti, vescovi, suore che si svestivano e scoprivano il capo gridando:
“Siamo liberi, liberi, liberi, finalmente liberi!”…

…e incominciarono a ballare. Piazza San Pietro e San Pietro si trasformò in un attimo in una mega discoteca, finalmente felici e liberi, liberi di amare e di baciare chi gli pare.
C’era anche chi cosí commosso rimase immobile e con un sorriso, diceva: “Oggi é il giorno più bello della mia vita!”

…e chi ancora gridò:
“Bambina dai capelli rossi, ci hai liberato, ci hai salvato, bambina dai capelli  rossi sei la nostra Superstar!”

e tutto il mondo, proprio tutti gridarono in coro:
“Superstar! Superstar! Superstar!”

La bimba dai capelli rossi sorrise e poi rise, rise di gioia, per la prima volta nella sua vita rise di cuore, rise davvero, per la prima volta nella sua vita era amata, davvero amata e apprezzata, la bambina dai capelli rossi era felice!

Buttò il suo AK-47 per terra e gridò:
“Da oggi dichiaro pace e amore nel mondo, amatevi senza pregiudizi, senza vergogna, da oggi proclamo l’amore libero, I love you all!!!”

La bambina dai capelli rossi!!! era nata una SUPERSTAR!!!



martedì 8 maggio 2012

Il senso della vita


Il senso della vita é come un sacchetto della spesa
che riempi di cose da mangiare per stasera e domani,
lo riempi in modo ordinato, senza rompere e disturbare,
lo riempi fino all’orlo per poi porterlo portare in modo sicuro,
senza rompere nulla, a destinazione, per l’atto finale.

Ho dormito con uomini e donne e anche con donne e uomini,
non ho risparmiato nessuno, neache me stesso, sono stato promiscuo. Ho bevuto, fumato, mi sono drogato, ho vissuto l’eccesso, mi sono perso cercando il senso della vita in momenti senza senso, non ho rispettato le regole, niente e nessuno…

Poi ho visto una luce che incontaminata mi osservava,
mi seguiva quasi come una immacolata riconcezione;
mi sono riletto, sono cambiato, ho capito.

Sono puro, vivo in un mondo di castità, non bevo o fumo,
non mi drogo, mi lavo, mi metto la giacca e cravatta,
vivo nella pace dei sensi senza cercare un senso nella vita,
ho una famiglia, una moglie, vado in chiesa,
sono semplicemente normale.

Credi davvero che sia possibile?
Credi davvero che sia questo il senso della vita?
Mi conosci?
Mi conosci!

Mai, mai, mai… una vita cosí, un’altra vita...

All’improvviso un fulmine a ciel sereno e un tuono.
La voce di Dio che urlando mi diceva:
“Che cazzo stai facendo? 
 Prendilo per la coda e basta con queste cazzate!
 Credi davvero che sia questo il senso della vita?”

Sono promiscuo, bevo, fumo, mi drogo, vivo l’eccesso,
continuo a cercare il senso della vita,
non rispetto le regole, vivo momenti senza senso
e sono felice!!!

Grazie a Dio!

Finché morte non ci separi.


Pensiero vola via


Mi giro e rigiro e non capisco,
come se avessi perso il filo del discorso,
non mi ritrovo, cos’é successo?
Ti ricordi ed ora il deserto,
la mattina al risveglio non capisco.
Ma t’importa? Cos’é successo?

Dicono che sia naturale,
che siamo fortunati,
non capisco dove siamo,
però mi ricordo com’eravamo
e per questo non trovo pace,
forse é colpa mia?

Lo so, lo sai, la vita dove ti porta,
quante ne abbiamo fatte,
ma davvero é tutto qui?
Cerco irrefrenabile, occhi di plastica,
no, non é tutto qui,
fai ritornare la pioggia,
il deserto in un cassetto,
per ricominciare…di nuovo.

venerdì 27 aprile 2012

Il giudice


Il giudice é uno sbirro.
Il giudice é mio amico.

Il giudice é onesto, rigido e severo,
ma quando chiude gli occhi sogna,
sogna un mondo a cui aspira, un’altra vita.

Il giudice ha occhi di vetro, una corazza di ferro
e un cuore d’agnello. É un buon gustaio, un bevitore accanito.
Beve vino, fuma troppo. Gli piace viaggiare, ama baciare.

Il giudice é come un bambino, devi stargli vicino,
devi dargli la mano, ha bisogno di cure, non lasciarlo mai solo.

Raramente piange e quando piange mi spezza il cuore,
come se la terra in un attimo si spaccasse in due,
con gli occhi rossi si trattiene.

É il mio specchio, il mio riflesso,
una luce in un vicolo buio,
come la luna piena in una pineta oscura.

Il giudice scrive, cancella e incolla,
sempre alla ricerca di capire, non si ferma mai,
insegna latino, oltrettutto si sente davvero latino,
d’altronde il giudice é un vero latin lover.

Il giudice con gli stivali é un uomo dal cuore d’oro,
amico fedele per la vita, compagno di avventure,
non ne ha mai abbastanza, insaziabile,
l’ho già detto, lo ripeto, é come un treno che
senza freni corre corre corre, non si ferma mai mai mai.

Il giudice crede in un mondo migliore,
gli spetta, é un suo diritto e per questo vive,
combatte ogni giorno una battaglia senza tregua,
il giudice ha i suoi principi, il giudice crede.

Il giudice é una forza, chiede, si chiede, interroga, si interroga.
E quando arriva la sera finalmente chiude la porta e viaggia.
Va lontano, gli piace andare lontano; é sempre bello rivederlo arrivare.

Il giudice é mio amico e il mio bambino.
Dammi la mano, non ti lascio solo.




Credo


Credo in una vita migliore,
in un mondo di rose e di viole,
in un cielo stellato, mare in tempesta.

Credo in un mondo migliore,
fratelli e sorelle, uomini e bestie
in armonia, perfetta sintonia.

Credo in un Dio, osserva e ride,
pura semplice follia, folle epidemia,
da contagio isteria, senza tregua, senza via d’uscita,
la morte ci spetta, al traguardo ci aspetta.

Credo in un amore per la vita,
pronto a buttarmi dal pendio,
senza paura di morire,
ogni minuto pronto a morire.

Credo, occhi pronti aperti ti guardo ti cerco,
un abbraccio forte, un treno in partenza,
un aereo al decollo, non partire.

Credo in una vita eterna oggi e anche per domani.
Credo in un amore eterno oggi e per sempre.
Credo e non sono solo. Mai. Credo.