lunedì 28 maggio 2012

Trecento


Cinque minuti per dirti ciò che non sento,
e anche se lo sento non è poi cosi importante.

Trecento secondi per capire un’esistenza,
vederla dall’inizio alla fine in un’evoluzione
quasi stroboscopica di immagini illogiche
secondo un pensiero del tutto logico.

Cinque minuti in cinque anni per cinquant’anni
e siamo ancora qui, lo saremo sempre,
nessuno ci manderà o caccerà via
perché ce lo meritiamo, è la nostra vita.

Poche righe, senza frasi fatte,
queste parole scritte in trecento secondi
del mio tempo per fartele leggere in cinque minuti,
cinque minuti del tuo tempo.

Cinque minuti per dirti ciò che sento
e lo sai che se lo sento è davvero cosi importante.

venerdì 11 maggio 2012

La bambina dai capelli rossi


C’era una volta una bambina dai capelli rossi,
occhi blu come il mare, lentiggini sul naso,
con un sorriso sincero curiosa cercava nuovi amici,
non era timida, quasi in modo innocente lo sguardo ti volgeva.

La bambina dai capelli rossi era spesso sola,
povera creatura, nessuno la voleva, nessuno l’ascoltava,
nessuno le voleva star vicino, abbandonata
parlava da sola, certe volte quasi in modo incomprensibile.

La bambina dai capelli rossi, magra con questi occhi grandi,
girava per il cortile come un fantasma, sola,
senza nessuno intorno e recitava una poesia scritta il giorno prima.

“In silenzio,
 non ti girare in silenzio
 la tua confusione, la mia illusione,
 non andare via.
 Non é facile che tu piaccia alla gente
 finche’ non vedi,
 non vedi il fiume che gira l’angolo,
 non andare via in silenzio,
 non ti girare.”

Continuava anche dopo aver preso la rincorsa e spaccandosi
la fronte contro il muro del cortile col sangue che le colava
dalla radice dei capelli rossi, cosi continuava.


“sono nuda,
 sono sorda,
 sono stupida,
 sono sporca,
 sono ubriaca
 sono una stronza.”


Consapevolemente la bambina dai capelli rossi, occhi blu come il mare, sapeva chi o cosa fosse veramente.

La bambina dai capelli rossi, dietro questo suo sguardo innocente e puro, non era nient’altro che una stronza e per questo veniva chiamata da tutti ‘la stronza’, compresi i suoi poveri genitori che avevano una stronza per figlia.

Oltrettutto ‘la stronza’ era anche un po’ deficiente, povera creatura,
sorda e girava mezza nuda alternando momenti di acuta frigidità a momenti di pura follia, cercando in tutti modi di essere sverginata da compagni e professori.

‘La stronza’ girava sola, completamente folle, egoista, schizofrenica, malata, abbandonata, non amata, presa a calci, esasperata, ubriaca con una pistola in una mano ed una bottiglia di Imperia aperta nell’altra.

Aveva il vestito ricoperto di sangue e ripeteva:
 “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!”

Il patrigno era accasciato sul corpo esangue della mamma, due colpi alle tempie mentre dormivano; quasi per gioco, voleva provare la pistola trovata nel cassetto dopo che lo zio l’aveva fatta ubriacare di vodka e vino cosí quasi per gioco. Lo zio giaceva per terra, un colpo secco tra le gambe, evirato, senza forze, stava morendo. 
Morí poche ore dopo.

La bimba dai capelli rossi, ‘la stronza’ aveva raggiunto la scuola, con la pistola e la bottiglia di Imperia. Un sorso pieno di vodka e incominciò a sparare, colpendo con precisione un compagno dopo l’altro, un bambino dopo l’altro, un proiettole in fronte dopo l’altro. Dieci, venti, trenta, quaranta bambini uccisi, decimati e la bimba non si poteva fermare, continuava a sparare. Cinquanta, sessanta, settanta bambini e tra gli spari chi urlava, chi chiamava la polizia, chi chiamava la televisione.

La notizia fece scalpore:


‘la stronza’ é impazzita,
‘la stronza’ fa furore,
‘la stronza’ é la notizia,
‘la stronza’ é una superstar.


‘La stronza’ era su tutti i giornali, dava interviste con la pistola in mano. C’era chi le regalava una nuova pistola per farsi un po’ di pubblicità; chi le regalava bottiglie di vodka, chi le dava cocaina, chi le dava da fumare. C’era anche chi voleva farla finita con la vita e tranquillamente in ginocchio aspettava che la bimba coi capelli rossi passasse per quel quartiere. E ‘la stronza’ li decimava, ridendo a squarcia gola, un colpo tra gli occhi e via mentre col sangue che ovunuqe sprizzava, dava autografi ai bambini rimasti orfani. ‘La stronza’ era una star!

La bambina dai capelli rossi, povera creatura, decise che era tempo di cambiare. Per questo decise di frequentare un corso per diventare intelligente siccome era fin troppo deficiente. Decise di tagliarsi i capelli rossi a zero, la bimba testa rapata, occhi blu come il mare, orfana, con un AK-47 in una mano ed una bibbia strappata nell’altra, decise di diventare missionaria.

‘La missionaria’, ex-bambina dai capelli rossi, lentiggi sul naso, occhi blu, ex-stronza dopo aver trascorso alcuni mesi in Africa e aver sterminato alcuni villaggi era diventata una star di fama mondiale. Tutti la volevano, tutti impazzivano per lei; incominciò pure a cantare. C’era la bambola ‘la stronza’ con una mini-mitragliatrice e una mini-bottiglia di vodka. Nacque una nuova vodka chiamata appunto ‘la stronza’. I bambini di tutto il mondo cominciarono a imitarla rasandosi la testa, bevendo vodka mattina, pomeriggio e sera, sparando a scuola, uccidendo i loro genitori, nonni, famiglie intere. Psicologi cominciarono a studiare questo nuovo fenomeno.
Tutti pazzi, pazzi per lei.

Poi un giorno, all’improvviso si fermò e sorrise. Nessuno capiva cosa fosse successo, perche’ si fosse fermata, perché non avesse continuato a sparare, a bere, a raparsi i capelli. Si fermò in piedi e sorrise. Qualcuno timido le chiese se stava bene. Era la prima volta che qualcuno le chiedesse qualcosa. Mai nessuno aveva avuto il coraggio di rivolgerle una parola. La bimba, timida, povera creatura, ripulendosi il viso dal sangue, rispose che aveva ricevuto un biglietto di invito a cui mai, mai, mai avrebbe potuto mancare e per questo si doveva lavare e ritornare la bambina di sempre, la bambina dai capelli rossi: Papa Benedetto XVI l’aveva invitata ad una udienza personale.
La bimba sorrise.

Arrivò il giorno dell‘incontro. Tutto il mondo voleva assistere a questo momento, era l’evento del secolo, del millennio. Tutte le le televisioni del mondo in tutte le lingue volevano essere presenti in diretta, dal vivo, nessuno poteva mancare.

“La bimba dai capelli rossi incontra Papa Benedetto XVI.”

Che emozione! Due stars si incontravano al Vaticano. La gente era completamente impazzita, non si parlava d’altro. Addirittura i bambini decisero di non uccidere più i loro genitori, di non bere più, di andare a scuola.

La bimba si fece ricrescere i capelli rossi e cosí tutti al mondo si fecero tingere i capelli di rosso. Per l’evento la bambina si fece fare un vestito tutto rosso con diamanti rossi ed una croce di pietre preziose tutta rossa da fare invidia anche al Papa, tacchi a spillo e un nuovo AK-47 anch’esso tutto rosso.

Per l’evento in tutte le piazze del mondo furono costruiti mega schermi giganti cosí che tutti potessero assistere all’incontro. Furono invitati tutti i presidenti di tutte le nazioni, tutti proprio tutti volevano assistere a quel momento. Roma fu invasa da turisti, milioni e  miloni, la città era completamente intasata, i centralini impazziti, hotels strapieni, la gente che dormiva pure per strada.

E finalmente giunse il giorno, il giorno dell’evento.

La bambina dai capelli rossi, occhi blu come il mare, lentiggini sul naso, arrivò a piedi, senza neanche un bodyguard, senza una limousine; lei sola col suo vestito rosso e il suo AK-47.

A piedi con calma giunse a Piazza S.Pietro. La gente applaudiva, piangeva, urlava ‘la stronza’, beveva vodka, sparava.

Giunta al centro della piazza si aprirono monumentalmente le porte di S.Pietro e da meritata star uscí il Papa protetto dai sui bodyguards.

Silenzio. Tutto il mondo era in silenzio, non parlava nessuno, nemmeno i cronisti alla radio, alla televisione. Nessuno era in grado di esprimere quello che stava accadendo; anche se consapevoli dell’evento erano tutti increduli all’avvenimento che si presentava ai loro occhi.

La bambina dai capelli rossi e il Papa si avvicinavano.

Il papa quasi commosso con un cenno allontanò i suoi bodyguards e poi quasi per sbaglio o quasi per amore si buttò in ginocchio davanti alla povera creatura. Non si capiva bene se si fosse inginocchiato perché emozionato o forse perché avendo visto la croce di pietre preziose tutta rossa molto più bella e più costosa della sua, forse gliela voleva strappare dal collo. Di certo il Papa si ritrovo’ buttato in ginocchio di fronte alla bambina.

Il Papa e la bambina su tutti gli schermi nel mondo.

La bambina gli sorrise, di scatto prese il suo AK-47, lo puntò sulla fronte del Papa, esattamente tra i suoi occhi stanchi e sorpresi, e con un colpo di grilletto, diede fuoco.
Un colpo, solo e deciso, e il Papa si accasciò a terra morto sul colpo.

Papa Benedetto XVI é morto!

Due, tre secondi di silenzio, il mondo incredulo all’evento e poi un boato, un applauso isterico, la gente impazzita. In Piazza San Pietro, in tutte le piazze del mondo la gente gioiosa, felice, urli di gioia, urli di felicità, bambini orfani, fratelli, sorelle, uomini e donne in lacrime che saltando si scambiavano il segno di pace…
…preti, vescovi, suore che si svestivano e scoprivano il capo gridando:
“Siamo liberi, liberi, liberi, finalmente liberi!”…

…e incominciarono a ballare. Piazza San Pietro e San Pietro si trasformò in un attimo in una mega discoteca, finalmente felici e liberi, liberi di amare e di baciare chi gli pare.
C’era anche chi cosí commosso rimase immobile e con un sorriso, diceva: “Oggi é il giorno più bello della mia vita!”

…e chi ancora gridò:
“Bambina dai capelli rossi, ci hai liberato, ci hai salvato, bambina dai capelli  rossi sei la nostra Superstar!”

e tutto il mondo, proprio tutti gridarono in coro:
“Superstar! Superstar! Superstar!”

La bimba dai capelli rossi sorrise e poi rise, rise di gioia, per la prima volta nella sua vita rise di cuore, rise davvero, per la prima volta nella sua vita era amata, davvero amata e apprezzata, la bambina dai capelli rossi era felice!

Buttò il suo AK-47 per terra e gridò:
“Da oggi dichiaro pace e amore nel mondo, amatevi senza pregiudizi, senza vergogna, da oggi proclamo l’amore libero, I love you all!!!”

La bambina dai capelli rossi!!! era nata una SUPERSTAR!!!



martedì 8 maggio 2012

Il senso della vita


Il senso della vita é come un sacchetto della spesa
che riempi di cose da mangiare per stasera e domani,
lo riempi in modo ordinato, senza rompere e disturbare,
lo riempi fino all’orlo per poi porterlo portare in modo sicuro,
senza rompere nulla, a destinazione, per l’atto finale.

Ho dormito con uomini e donne e anche con donne e uomini,
non ho risparmiato nessuno, neache me stesso, sono stato promiscuo. Ho bevuto, fumato, mi sono drogato, ho vissuto l’eccesso, mi sono perso cercando il senso della vita in momenti senza senso, non ho rispettato le regole, niente e nessuno…

Poi ho visto una luce che incontaminata mi osservava,
mi seguiva quasi come una immacolata riconcezione;
mi sono riletto, sono cambiato, ho capito.

Sono puro, vivo in un mondo di castità, non bevo o fumo,
non mi drogo, mi lavo, mi metto la giacca e cravatta,
vivo nella pace dei sensi senza cercare un senso nella vita,
ho una famiglia, una moglie, vado in chiesa,
sono semplicemente normale.

Credi davvero che sia possibile?
Credi davvero che sia questo il senso della vita?
Mi conosci?
Mi conosci!

Mai, mai, mai… una vita cosí, un’altra vita...

All’improvviso un fulmine a ciel sereno e un tuono.
La voce di Dio che urlando mi diceva:
“Che cazzo stai facendo? 
 Prendilo per la coda e basta con queste cazzate!
 Credi davvero che sia questo il senso della vita?”

Sono promiscuo, bevo, fumo, mi drogo, vivo l’eccesso,
continuo a cercare il senso della vita,
non rispetto le regole, vivo momenti senza senso
e sono felice!!!

Grazie a Dio!

Finché morte non ci separi.


Pensiero vola via


Mi giro e rigiro e non capisco,
come se avessi perso il filo del discorso,
non mi ritrovo, cos’é successo?
Ti ricordi ed ora il deserto,
la mattina al risveglio non capisco.
Ma t’importa? Cos’é successo?

Dicono che sia naturale,
che siamo fortunati,
non capisco dove siamo,
però mi ricordo com’eravamo
e per questo non trovo pace,
forse é colpa mia?

Lo so, lo sai, la vita dove ti porta,
quante ne abbiamo fatte,
ma davvero é tutto qui?
Cerco irrefrenabile, occhi di plastica,
no, non é tutto qui,
fai ritornare la pioggia,
il deserto in un cassetto,
per ricominciare…di nuovo.